Era
una cittadina squallida e puzzolente. Dalle fogne salivano fumi
maleodoranti che stordivano a primo impatto, eppure il cacciatore di
taglie era sicuro di trovare la sua preda proprio nella città
portuale più importante dell’Isola di Goigurjan: Terja, dove non
c’erano le strade pulite o i parchi odorosi della Città Verde,
Lynelvas. Terja, covo di puttane e protettori, di contrabbandieri e
di uomini che sono ciò che di più ripugnante può creare la
società. Continue risse tra uomini ubriachi, omicidi, anche solo per
un tozzo di pane.
No,
non era una città che si lasciava vivere facilmente, ma Taruk Ab
Synijc era abituato a tutto ciò, perché aveva vissuto lì i suoi
primi trent’anni.
A
quarantotto anni, Taruk era il cacciatore di taglie più temuto dai
criminali: l’uomo che aveva trovato Perduryn, il più ricercato
assassino del sud, e ne aveva consegnato la testa al capo della
milizia di Cinyth, tre anni prima. L’uomo che aveva scovato e
ucciso spietatamente qualsiasi preda meritasse la sua considerazione.
Negli ultimi dodici anni aveva catturato più di cinquanta uomini che
gli avevano fatto guadagnare un bel mucchio di soldi.
Le
ultime tracce che aveva trovato presso le rovine di Gerejan, lo
avevano convinto che, dall’interno dell’isola, la sua preda si
era spostata nella città portuale. Quel bastardo lo faceva girare da
più di quattro mesi, ma quello che lo faceva imbestialire, era la
capacità che aveva di sfuggirgli sempre, quando invece sembrava che
stesse per prenderlo! Era come se riuscisse a prevedere quando lui
bivaccava, quando procedeva più velocemente o quando chiedeva
informazioni. Alla domanda se avessero visto un uomo corrispondente
alla descrizione che lui forniva, la risposta era sempre la stessa:
«Si,
mi sembra di averlo visto… ieri o al massimo ieri l’altro»
Lo
faceva proprio arrabbiare e, più si arrabbiava, più diventava
pericoloso. Una settimana prima, ad esempio, aveva rotto il naso ad
un cameriere che gli aveva versato un goccio di vino sul mantello.
“Quando
ti troverò, stramaledetto Kaijl” pensava “ti strapperò la pelle
pezzo per pezzo e mangerò il tuo cuore mentre ancora sei vivo!”
Sapeva
essere molto crudele, quando voleva.
La
prima persona cui chiedeva informazioni, quando arrivava in una
città, era il fabbro. Arrivato alla “Bottega di Kyrvayn”, si
avvicinò al ragazzo piccolo e magro che tentava di molare un
coltello per scuoiare, e gli chiese:
«Salve
uomo. Sei tu Kyrvayn?»
Il
ragazzo, vedendosi davanti un gigante come Taruk, con quella faccia
da serpe e la lunga cicatrice che scendeva dal centro della fronte
fino a metà guancia, sfiorandogli il naso, ne fu terrorizzato e
rispose, non senza un certo impaccio:
«S-
salve signore! No, non… non sono io Kyrvayn, il padrone è sul
retro, ma se vuole lo chiamo!»
«Non
è necessario, e non tremare come una foglia perché mi rendi
nervoso»
Kreduun,
così si chiamava il giovane, cercò di calmarsi e pronunciò in tono
dimesso:
«Si,
signore. Come posso aiutarla?»
«Così
va meglio pivello! Su fatti coraggio» e rise. Poi continuò:
«Sai,
dovresti dare aiuto a questo mio pugnale, dandogli una bella molatura
e facendo tornare il filo della lama come nuovo. Ma non ti azzardare
a rovinare la lama! Altrimenti sarai il primo a sperimentarla!»
«Certo
signore, voglio dire… no signore!»
Taruk
entrò nella bottega guardandosi intorno, sperando che l’assassino
non fosse ancora ripartito. Ad un tratto gli s’illuminarono gli
occhi! Aveva visto una pesante ascia poggiata sulla rastrelliera
delle armi da affilare:
«Ti
ho trovato, finalmente!» disse ad alta voce, senza curarsi dello
sguardo interrogativo del giovane apprendista fabbro.
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