La porzione di cielo che potevano
vedere era sgombra da nubi, la folla urlante sugli spalti era
composta da uomini e donne eccitati dall'imminente spargimento di
sangue e dalla terra battuta dell'arena si alzavano nuvolette di
polvere a ogni passo dei krèmoni e degli animali.
Questi ultimi sembravano conoscere alla
perfezione il copione, infatti si allargarono a ventaglio,
avvicinandosi lentamente e inesorabilmente ai sbigottiti krèmoni.
Sathûke ordinò ad alta voce di stare
fermi:
«Non separiamoci! Se stiamo uniti
saremo più forti e avremo più possibilità di sopravvivere!».
Un ragazzo, tuttavia, si fece prendere
dal panico e si mise a correre urlando, cercando di passare in mezzo
a due leoni, sperando evidentemente di cavarsela, ma le due bestie
gli furono addosso in un istante.
Le urla del giovane cessarono quasi
subito e i due animali iniziarono a cibarsi della sua carne.
A quel punto Eekah notò che fra gli
animali, un po' più indietro rispetto agli altri, c'era una tagarÿ.
“Forse abbiamo una speranza!”,
pensò.
Frattanto Grjusuk
aveva attirato l'attenzione di Sathûke:
«Hei! Qui dietro
ci sono delle armi!», disse indicando una rastrelliera e prendendo
una lunga lancia.
«Ecco perché gli
animali esitano! Armiamoci tutti, svelti!»
in pochi secondi
tutti i krèmoni avevano un'arma, chi una lancia, chi un'ascia. Si
misero in guardia, tutti tranne Eekah.
«Che fai
ragazzo?», chiese Sathûke sorpreso.
Eekah avanzava
lentamente, tenendo la sua lancia con la punta verso il basso. Si
muoveva verso gli animali, che ringhiavano feroci, quasi sorpresi dai
movimenti lenti e apparentemente senza timore del giovane krèmone.
Alzò la mano
libera, con le dita aperte e rivolse il suo sguardo alla tagarÿ.
Disse ad alta voce:
«Non l'ho mai
fatto prima! Sathûke, Grjusuk, copritemi mentre cerco di entrare
nella mente della tagarÿ, proverò a convincerla ad aiutarci!».
Come fosse stato un
segnale, gli animali attaccarono, tutti tranne la tagarÿ.
I krèmoni si
difesero e difesero Eekah come un solo corpo. Grazie alla guida di
Sathûke e grazie alla loro innata agilità, riuscivano a evitare i
lenti attacchi dell'orso nero. Con le armi riuscivano a rintuzzare
gli assalti dei leoni, mentre Eekah, concentratissimo, continuava ad
avvicinarsi alla tagarÿ, che rimaneva immobile come fosse stregata.
«Pensi che ce la
farà?», chiese Sathûke a Grjusuk allontanando un leone con un
affondo.
«Se c'è qualcuno
che può farlo è lui!», rispose il giovane, «È figlio del Grande
Krèmone, lo Spirito della Foresta è potente in lui!».
«Figlio del Grande
Krèmone! Per gli dei!».
Lo scontro continuò
furioso. Un leone e tre krèmoni erano morti, quando un grido di
stupore si levo dagli spalti.
Eekah
era balzato in groppa alla tagarÿ e, reggendosi con le
braccia inferiori urlò levando la lancia al cielo. Il grosso felino
a sei zampe ruggì ferocemente, mentre gli altri animali interruppero
l'attacco.
Eekah urlò ai suoi compagni:
«Attaccateli adesso! Io andrò loro addosso con la tagarÿ!», e,
detto ciò, mandò l'animale all'attacco, lanciandolo sull'orso.
Il combattimento si risolse entro pochi
minuti, dopodiché Eekah scese dalla tagarÿ, ringraziandola a bassa
voce e tenendola tranquilla mentre i suoi compagni gli si
avvicinavano.
«Come hai fatto?», chiese uno stupito
Sathûke, ma Eekah non ebbe il tempo di rispondere, poiché dalle
dieci porte dell'arena entrarono un centinaio di arcieri che
incoccarono le frecce nei loro lunghi archi.
Eekah balzò in groppa alla tagarÿ e i
suoi compagni si misero in posizione di combattimento con Sathûke
che urlava di tenersi pronti.
Dai ranghi degli arcieri venne
lentamente fuori un uomo eccezionalmente alto dalla pelle nera come
il carbone. I lunghi capelli lisci erano tenuti fermi da un diadema
dorato e ricadevano su una ricca armatura smaltata. Appesa alla
cintura portava una lunga spada da combattimento.
Si fermò a circa dieci metri dai
krèmoni e alzò le braccia. Gli spettatori smisero immediatamente di
rumoreggiare.
Con voce stentorea, l'uomo iniziò un
lungo discorso, del quale Eekah riuscì a comprendere anche questa
volta qualche parola isolata. Quando terminò, il pubblico rispose
con un'acclamazione.
L'uomo si voltò verso i krèmoni e in
perfetto Krèmysh disse:
«Oggi avete combattuto bene. Ci avete
stupiti: mai nessuno era riuscito ad addomesticare una delle nostre
belve. Nel prossimo combattimento la tigre a sei zampe sarà al
vostro fianco, se lo desiderate. Adesso, però, deponete le armi e
recatevi negli alloggi che vi saranno assegnati. Vi sarà dato da
mangiare e da bere, avrete a disposizione letti comodi e tempo per
allenarvi. Dopo l'Eclisse di Nebbioso, fra otto giorni, avrete un
nuovo combattimento e vi saranno fornite armi migliori».
I krèmoni si guardarono dubbiosi l'uno
con l'altro, poi con un cenno, Sathûke fece intendere a Eekah che
poteva parlare per tutti loro con l'uomo. Il giovane, senza muoversi
dalla groppa della tagarÿ, disse:
«Chi ci garantisce che non ci
ucciderete appena avremo deposto le armi?»
«Potrei farvi uccidere anche se le
impugnate le armi», rispose l'uomo.
«Già, ma voi sareste il primo a
morire. La tagarÿ con un balzo può raggiungervi a questa distanza,
lo sapete bene»
«Dallo per scontato. Continua»
«So di parlare anche a nome dei miei
compagni dicendo che preferiamo morire con le armi in pugno,
piuttosto che essere uccisi a tradimento, oppure tornare a subire le
privazioni degli ultimi giorni».
L'uomo non mosse un muscolo e la sua
espressione non era cambiata. Rispose lentamente, soppesando le
parole:
«Voi siete il primo gruppo di Krèmŝ
che sopravvive a uno scontro nell'arena. Vedete gli spalti? Sono
pieni di gente che paga per vedere scorrere il sangue. Il vostro o
dei vostri avversari. A questo punto è nel mio interesse che voi
rimaniate vivi e in salute, poiché grazie alla vittoria di oggi, al
vostro prossimo scontro aumenterò il mio guadagno. Adesso però
dovete deporre le armi e uscire dall'arena. Ci sono altri
combattimenti in programma per oggi».
Qualcosa
nelle parole dell'uomo convinse Eekah, poi assentì. Scese dalla
tagarÿ e poggiò la lancia per terra, seguito da tutti gli
altri.
Eekah disse all'orecchio della tagarÿ
di lasciarsi condurre nei suoi alloggi e la bestia, guardandolo con i
suoi occhi verdi fece cenno di aver capito.
Una grande saracinesca si alzò alle
loro spalle e, senza voltarsi, gli otto krèmoni superstiti ne
oltrepassarono la soglia.
Avevano tanto di cui discutere, ma al
momento rimandarono, poiché come aveva detto l'uomo nell'arena,
trovarono degli attendenti che li condussero a una sala con un tavolo
apparecchiato, colmo di cibo e bevande.
Si sedettero e iniziarono a mangiare
con appetito. Non appena ebbero terminato il pasto, Sathûke disse:
«Adesso puoi spiegarci come hai fatto,
Eekah».
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