sabato 22 maggio 2010

Lo Spadaccino di Zyz - Seconda parte

C'è un tempo per la semina e uno per il raccolto.
Chi semina al tempo giusto raccoglierà al tempo giusto.
Chi non semina non raccoglierà nulla, ma chi percorre la Via è egli stesso il Seme e il Raccolto
Mago Zoras

Lo Spadaccino di Zyz – Seconda Parte

«Lo straniero, quello arrivato ieri!», disse Mucha. Era un ragazzino di tredici anni, piccolo per la sua età, secco come un chiodo, dai capelli neri e gli occhi a mandorla castani. Seduto sul muro a secco che delimitava il terreno di suo padre, mangiava una nespola dolce e ne lanciava i semi contro gli uccelli che aveva a tiro. Colpì un colombaccio e proseguì.
«Ha preso Ven'zo e lo ha sbattuto al muro, poi gli ha rotto il fucile! L'ho visto coi miei occhi! Ero alla fontana con Camerol Cuegi, il figlio del ciabattino»
«Lo conosco Camerol, è un cretino», disse Lilijan. Mucha sembrò risentirsi del commento acido. «Lo straniero si chiama Neeno e ha dormito da mio padre, poi prima che facesse giorno è sparito.», continuò la ragazza, «Quando sono arrivata a casa, stamattina, mio padre aveva una faccia che sembrava appena tornato da un funerale!»
Mucha la guardò. Per la prima volta in vita sua notò qualcosa di diverso dalla solita ragazzina sempre scompigliata con cui giocava da quando erano piccoli. Forse un accenno di seno, forse una luce diversa negli occhi, ma la sua amica era diversa e non solo esteriormente.
«Cosa pensi che voleva tuo padre da lui?», chiese.
«Che vuoi che ne sappia io?». Detto questo Lilijan saltò giù dal muretto e con uno sguardo provocatorio disse: «Perché non andiamo a bere un po' d'acqua pulita dalla fontana di Pica-Wica?»
Mucha la guardò sconsolato. Si domandò perché quella ragazzina riuscisse a trascinarlo in situazioni sempre più pericolose. Disse:
«Ci saranno le guardie, come al solito...»
«Hai paura?», lo provocò Lilijan.
«Si, e dovresti averne anche tu! Quelli potrebbero prendere a legnate me e non voglio pensare cosa potrebbero fare a te, se ci beccassero a rubare acqua che non ci spetta!»
«Basta che non ci facciamo prendere! », rispose imperterrita Lilijan. Lanciò una nespola a Mucha e iniziò a correre.
Il ragazzo fu svelto a evitare il frutto, saltò giù dal muro e corse dietro all'amica, osservandone i capelli rossi agitarsi per la corsa e provando strane sensazioni al basso ventre intuendone le forme sotto i poveri vestiti.

Era passata da poco l'ora del pranzo e il sole cuoceva il terreno. Le due guardie previste da Mucha sonnecchiavano all'ombra del grande noce della fontana.
Lilijan disse sottovoce:
«Vedi? Te lo dicevo che a quest'ora dormono! Vieni!»
Si mosse lentamente cercando di fare più silenzio possibile, seguita da Mucha. Il loro incedere fu interrotto dall'arrivo di una donna con due secchi. Si avvicinò alla fontana e iniziò a riempire il primo, manovrando con gran rumore la leva per l'acqua. Mucha era scioccato, infatti disse a Lilijan:
«Ma che fa questa pazza? Non sa che è vietato riempire due secchi per volta? Guarda, adesso si svegliano e le fanno la festa!»
Lilijan si limitò ad annuire e continuò ad osservare la scena.
Una delle due guardie si svegliò e diede di gomito al commilitone accorgendosi che la donna stava iniziando a riempire il secondo secchio. Si dissero qualcosa che i ragazzi non riuscirono a sentire.
«Hey, donna!», disse il soldato alzandosi, «Si può sapere che stai facendo?»
Le si avvicinarono con fare minaccioso, impugnando le mazze d'ordinanza. Lilijan si accorse che uno dei due era Ven'zo. Continuando a minacciarla e spingendola violentemente gettarono nuovamente nel pozzo l'acqua sia del primo che del secondo secchio.
I due si lanciarono un'occhiata complice e Ven'zo disse alla poveraccia che cercava di giustificarsi:
«Zitta, donna! Forse possiamo perdonarti e forse ti faremo andare via con un secchio pieno d'acqua, ma dovrai fare qualcosa per noi!»
La richiesta fu accompagnata da una mano portata ai genitali e la donna prese a lamentarsi e cercò di fuggire, ma fu bloccata dal secondo soldato, che la spinse violentemente mandandola a sbattere per terra.
Lilijan digringnò i denti in un'espressione che Mucha conosceva bene e disse “bastardi” sottovoce. Mucha la vide girarsi e raccogliere un bastone. Pregò perché la sua amica non facesse pazzie e cercò di dissuaderla dal muoversi, ma fu qualcun altro a fermarla.
«Non muovetevi da qui», disse una voce imperiosa. Mucha si girò a guardare il proprietario della voce, che frattanto aveva tolto il bastone dalle mani di Lilijan. Era lo straniero!
I suoi occhi gialli li guardavano freddi e feroci come quelli di una tigre e i capelli rossi striati di nero erano legati dietro la testa. Non fecero in tempo a dire nulla che li superò come un fulmine e fu addosso ai soldati prima ancora che quesi se ne rendessero conto.
Ven'zo fu il più pronto a reagire e mentre il suo compagno prendeva una bastonata in volto - a Mucha e a Lilijan sembrò di vedere dei denti che volavano! - estrasse la spada lunga che portava al fianco e cercò di colpire lo straniero urlando con rabbia.
Il fendente fu facilmente deviato dal bastone che un istante dopo colpiva violentemente una mano, facendo cadere la spada a terra. Altri colpi veloci e violenti arrivarono a Ven'zo, uno di punta alla bocca dello stomaco, uno al ginocchio, uno alla nuca.
L'altro soldato, Pychon - Mucha lo riconobbe, adesso - ebbe il tempo di realizzare che il loro avversario era troppo abile per le loro spade e tirò fuori la pistola dalla cintola. Era una moderna pistola ad avancarica, di quelle prodotte a nord est del Grande Mare, notò Mucha. Doveva essere già carica, perché Pychon la puntò e sparò allo straniero.
Era vicinissimo, eppure lo mancò! Oppure fu Neeno a schivare la palla, Lilijan non avrebbe saputo dirlo, seppure le parve di vedere un movimento impercettibile della testa di Neeno... seguito dal baluginare di una lama d'acciaio e da un ritmico fiotto di sangue dalla gola di Pychon.
Un istante dopo una lunga lama era poggiata alla gola di Ven'zo. Mocha e Lilijan udirono distintamente le parole della guardia:
«Brutto bastardo, hai ucciso Pychon!»
«Sembrerebbe di si. Il tuo sguardo mi lascia supporre che tu non abbia parlato a nessuno di me e mi viene da pensare che i tuoi amati concittadini non si lasceranno sfuggire una parola con i tuoi capi», disse Neeno senza spostare la lama di un pollice.
Ven'zo disse qualcosa che né Mucha, né Lilijan riuscirono a sentire, ma che provocò uno scoppio di ilarità in Neeno, che rispose:
«Peccato tu non abbia alcuna abilità marziale, guardia. Avresti potuto essere un ottimo avversario... con le parole e l'arroganza te la cavi e potresti essere anche un ottimo allievo... è davvero un peccato che io debba ucciderti»
Lo decapitò con un veloce movimento del braccio.

Mucha e Lilijan uscirono dal loro riparo mentre Neeno aiutava la donna a rialzarsi. Con un cenno della testa fece intendere ai ragazzi che dovevano riempire i secchi della donna.
«Grazie signore, grazie davvero, ma la prego adesso vada via, se l'Inquisitore vi troverà vi farà a pezzi», disse la donna.
«La ringrazio signora, ma non gliene darò il tempo, presto sarò io ad andarlo a cercare»
Le passò un fazzoletto per pulirsi dal sangue delle labbra.
I ragazzi le passarono i secchi pieni d'acqua e lei andò via, biascicando ancora ringraziamenti.
Mucha era estasiato, mentre Lilijan manteneva un'espressione dubbiosa, così come piena di dubbi rimaneva nei confronti di quello straniero.
«Che farai, adesso?», gli chiese.
Neeno la guardò, poi spostò lo sguardo su Mucha. Entrambi i ragazzi ebbero la sensazione che stesse scrutando nelle loro anime con quegli occhi gialli dalle pupille piccolissime. Il tutto durò pochi secondi, ma ai ragazzi parve un'eternità.
«Tu sei Lilijan, la figlia di Xa'yum, giusto? Hai gli occhi di tuo padre. E tu, ragazzo, mi sembra di averti già visto, o sbaglio?»
«No... non sbagliate signore, giocavo alla fontana in paese quando siete arrivato, ieri pomeriggio»
«Si ricordo, eri insieme all'altro ragazzino con i capelli castani. Immagino sappiate il mio nome», non era una domanda e proseguì, «Mi chiedevi cosa farò adesso, Lilijan. Penso di potermi fidare di voi, quindi ecco cosa farò: vi chiederò di tornarvene a casa, mentre nasconderò i cadaveri, dopodiché andrò a uccidere il vostro Inquisitore, non senza avergli ammazzato altre guardie. Non mi andrebbe di trovarmeli tra i piedi quando affronterò il loro capoccia»
«Perché lo fate, signore?», chiese Mucha, «Non siete del paese, non ci conoscete e non ci dovete nulla, eppure ci dite che ci libererete dall'oppressione»
Lilijan rincarò la dose:
«Mio padre stamattina sembrava distrutto. Siete sparito senza dirgli nulla. Cosa gli avete promesso? Ho capito chi siete voi, siete un cane sciolto, uno di quegli uccisori senza padrone. Sicuramente quando sarete di fronte all'Inquisitore passerete al suo servizio e diventerete un oppressore anche voi, come tutti gli altri!»
Neeno sembrò soppesare le loro parole, poi rispose:
«Tuo padre non ti ha mai parlato di Zyz, Lilijan? No, immagino di no. Noi spadaccini di Zyz non ci mettiamo spesso al servizio dei potenti... come posso spiegarvelo? Mettiamola così: alcuni di noi sono effettivamente dei cani sciolti, alla ricerca di qualcosa, di un'illuminazione e cercano sempre nuovi avversari, sempre più forti e sempre più pericolosi», si guardò intorno, poi proseguì.
«Forse con il vostro Inquisitore ho trovato la mia sublimazione, colui che mi permetterà di passare a un altro stadio della mia crescita interiore. Non lo faccio per altruismo, né lo faccio per tuo padre», disse rivolto a Lilijan, «seguo la Via dei Mutatori, coloro che, mutando il loro animo, si estraniano dal corpo che così combatte da solo, percependo in anticipo dove colpirà il suo avversario e reagendo con violenza e velocità a qualsiasi attacco, non difendendosi mai ma attaccando sempre.
«Non è semplice da capire, ci vogliono anni di duro allenamento fisico e spirituale e ci vogliono ottimi maestri. Il mio era il migliore»
Mucha era affascinato da quell'uomo strano e chiese:
«Potrei diventare abile come voi? Potrei essere anch'io un Mutatore?»
«Quanti anni hai, ragazzo?»
«Quasi tredici»
«Sei già molto grande... fatti guardare meglio»
Lo scrutò a fondo con quei suoi occhi gialli. Lo osservò a lungo, poi disse:
«Forse. Dovresti andare a Zyz al più presto, però»
Lilijan non era affatto convinta da quell'uomo strano. Decise che ne avrebbe parlato al padre. Senza dire una parola prese Mucha per un braccio e lo trascinò via, lasciando Neeno da solo.