mercoledì 3 novembre 2010

Lo Spadaccino di Zyz - Terza Parte

La Madre Terra ci parla. Attraverso le tracce possiamo leggere ciò che è accaduto e da molti segnali possiamo prevedere ciò che accadrà.
Lo stesso accade con gli uomini. Non lasciate che i vostri avversari leggano nei vostri occhi dove li colpirete, ma leggete nei loro dove vi attaccheranno.
Prima Lezione dello spadaccino

Lo Spadaccino di Zyz – Terza Parte

Oggi
Sanguinava da numerose ferite superficiali, con il ginocchio a terra, e con le due spade che non avevano ancora sfiorato il corpo dell'avversario. Una volta sola era riuscito a strapparne l'ampia veste rosso rubino, fra le le cui pieghe svolazzanti adesso s'intravedeva un lembo di pelle rosea.
Neeno non riusciva a capacitarsi di una simile situazione, non riusciva a fornirsi alcun indizio di come fosse potuto accadere. Di come stesse accadendo proprio a lui.
Non riusciva a sganciarsi dal corpo, era lento e goffo: i suoi attacchi prevedibili, le sue parate sempre in ritardo.
Iniziava a pensare che quell'uomo gli stesse facendo qualcosa di oscuro.
Il suo maestro, il Mago Zoras, aveva cercato di prepararlo a qualcosa una del genere, ma adesso non riusciva a ricordarne la parole. Anche Xa'yum lo aveva avvisato, ma non era riuscito a spiegarsi a dovere.
Neeno tentò nuovamente di intercettare lo sguardo del suo avversario e ancora una volta riuscì a scorgere i suoi occhi, sempre fissi come quelli di un cieco: guardavano un punto imprecisato alle sue spalle e non si lasciavano mai decifrare.
Si rialzò, cercando di muoversi il più velocemente possibile, ma ancora una volta l'Inquisitore danzò lontano dal suo acciaio con un movimento fluido e composto. Per un attimo fu sfiorato dall'idea di una scuola dietro quella schivata, ma non capì quale.
La mia mente si sta impantanando”, pensò allora Neeno, “Yznar mi distrae con i suoi movimenti, perdo tempo a cercare di capire a che scuola appartiene, mentre dovrei Mutare... perché non ci riesco?
Fece appena in tempo a spostare la spada corta per una parata bassa, ma non provò nemmeno a contrattaccare perché ancora una volta Yznar gli aveva fatto perdere l'equilibrio.
Non era forte, l'Inquisitore, né molto alto, ma i suoi colpi erano sferrati con una violenza inaudita, che mai Neeno aveva provato prima. Il duello con Sarmen al confronto era stato una passeggiata!
Allora lo folgorò un pensiero:
Sarmen! Il Bruco!
Fece tre passi indietro e con un movimento plateale rinfoderò entrambe le lame da cintura, la sciabola e la daga. Chiuse gli occhi e s'inginocchiò sedendosi sui talloni. Sfoderando dalla schiena la spada lunga a due mani, si mise in posizione 'Nzusu.
Adesso Neeno sapeva cosa andava fatto.
Yznar disse: «Finalmente comincia il vero divertimento, mi pare di capire»
***
Tre giorni prima
I due ragazzi mi avevano lasciato da poche ore. Avevo nascosto i cadaveri in una profonda forra abbastanza distante dal pozzo e adesso riflettevo all'ombra di un olivo sulla prossima mossa. Non dovevo lasciare al mio avversario il tempo di capire quale tempesta stava abbattendosi su di lui.
Forse mi sarei dovuto recare direttamente al Sohostero e sfidarlo in casa sua. Oppure avrei dovuto prima cercare altre guardie e farle fuori, in modo da poter affrontare solo l'Inquisitore. Qualche capacità doveva pure averla per aver sconfitto uno spadaccino.
Certo, Xa'yum non era un grande combattente, le losanghe alle sue tempie lo dimostravano: erano state più volte ricolorate, segno indelebile di diverse sconfitte. Tuttavia l'uomo aveva insegnato a sua figlia tutto ciò che conosceva, lo avevo letto dagli sguardi e dal dubbio insinuatosi nella mente della ragazzina: davvero alcuni spadaccini di Zyz non sono dei codardi o dei venduti?
Mancavano ancora delle ore prima che facesse buio e decisi di cercare i famosi pozzi di sale di cui mi aveva parlato il mio anfitrione il giorno prima. Xa'yum era stato una vera sorgente di informazioni, mi sembrava di conoscere quelle colline come fossero casa mia, da quanto bene me le aveva descritte. A mio parere Xa'yum non avrebbe mai dovuto lasciare Zyz, ma sarebbe dovuto rimanere e diventare insegnante: ne aveva la stoffa.
Eppure se era andato via un motivo doveva esserci e forse la nascita della ragazza non era una casualità.
Mi mossi velocemente, senza tuttavia forzare l'andatura: dal punto in cui ci trovavamo, seguendo la direzione nord est, non dovevano essere più di tre miglia dal pozzo d'acqua ai pozzi di sale.
Ero quasi arrivato, quando scavalcai un muretto a secco e la vidi!
«Sarmen!?», feci, sorpreso.
«Neeno Daedem, si saluta così una signora?»
Ero interdetto. La donna che avevo davanti aveva lasciato Zyz cinque anni prima di me. Era l'unica ad avermi mai battuto, seppure in addestramento.
«Certo che no, perdonami!», risposi, «La Lama Grande non si spezzi mai, Mutatore», dissi, infine.
«E le Altre Lame possano sempre essere affilate, Mutatore», rispose lei.
La mente corse all'ultima volta che ci eravamo incontrati.
***

Oggi
Yznar disse: «Finalmente comincia il vero divertimento, mi pare di capire»
Neeno si era reso conto della litania. Finalmente aveva compreso il ritmo del suo avversario; non era nei movimenti, bensì nella sua voce: nemmeno per un istante aveva smesso di pregare il suo dio ed era stato questo ad imprigionarlo!
«Puoi anche smettere di pregare, adesso, prete!»,suggerì Neeno, «Ho compreso il tuo disegno e ho individuato il bruco che rode la tua mente»
«Allora non ti resta che trovarlo e distruggerlo, spadaccino!», lo provocò Yznar, mettendosi anche lui in guardia.
Estraniandosi, la sua mente prese il volo e inseguì Yznar lì dove era andato a prepararsi, mentre i loro corpi rimanevano fermi in posizione di guardia. Neeno vide quattro grandi pareti dai colori cangianti, un tetto a doppia volta con decori che sembravano un tappeto di fiori gialli. Sul pavimento un disegno romboidale di marmo bianco, con svastiche a triple spirali rovesciate.
Il suo corpo d'ombra raccolse l'energia e attaccò con violenza. Era il miglior modo per non permettere al suo nemico di concentrarsi a dovere. Questi ebbe appena il tempo di voltarsi e parare l'onda di energia.
«Sapevo che mi avresti seguito fin qui, Daedem»
Neeno non rispose, ma si concentrò sulle spirali. Doveva impedire che ne facesse uso e scagliò un flusso di scorno verso il pavimento.

Yznar ebbe il tempo di dire solamente “Maledetto” a denti stretti mentre creava un muro difensivo. Avrebbe preferito non ricorrere a tutto il suo potere, ma era evidente che questo spadaccino era davvero un avversario temibile.
Il suo corpo d'ombra si mosse velocemente, approfittando dell'istante di tregua concesso dal muro difensivo e attaccò il suo avversario con un fendente energetico, poi, mentre Neeno tentava di parare il colpo, tornò al suo corpo materiale voltandosi velocemente e tirando fuori una boccetta da una delle ampie tasche della sua veste. Ne versò il contenuto sul pavimento, ma quando cercò di tornare al suo corpo d'ombra si rese conto di aver sottovalutato il suo avversario.

Il corpo d'ombra di Neeno deviò senza fatica il fendente del suo avversario e si rese conto che era stato lanciato in fretta, senza la giusta concentrazione: Yznar si preparava a tornare nel suo corpo materiale lasciandolo lì da solo!
Bene, Inquisitore! Hai commesso l'errore che speravo!”, pensò e il suo corpo d'ombra si mosse senza esitare. Superò la grande sala entro la quale stavano lottando, oltrepassando un arco a sesto acuto dalle bizzarre decorazioni.

«Proprio così, Inquisitore!», lo schernì Neeno, «Non puoi tornare al tuo corpo d'ombra»
Yznar era basito:
«Com'è possibile? Quale Potere hai, spadaccino, per impedirmi di volare al mio corpo d'ombra?»
«Pensavi di aver incontrato altri spadaccini, vero? Si, lo pensavi... ma eri in errore! Neanche Sarmen era una vera Spadaccina di Zyz. il mio corpo d'ombra è nelle tue sale e vedo i corpi dei tuoi vecchi avversari... poveri illusi! Pensavano di essere forti abbastanza... beh, con me non riuscirai: io sono un Vero Mutatore di Zyz e i miei Poteri travalicano i tuoi»
La risata che seguì fece gelare il sangue nelle vene di Yznar: quel giovane lo stava sconfiggendo! Ma non era ancora detta l'ultima parola!
***

Tre giorni prima
«Che fai qui, Sarmen?», le chiesi.
«Sono stata mandata a ucciderti, Neeno»
«Mh, davvero? Ti ha mandata Yznar?»
«Questa è davvero una domanda stupida, da parte tua. Una volta eri più sagace»
«Non hai nulla da dirmi, prima di morire?»
«Niente che non ti abbia già detto quell'ultima volta. Sguaina la tua lama, Neeno, il momento delle parole è terminato molto tempo fa»
L'affrontai. I suoi occhi rossi, i suoi movimenti a scatti, la lentezza dei riflessi: tutto mi diceva che faceva un uso smodato di oppiacei. Provavo pietà per lei: un tempo era stata una delle allieve predilette del Mago Zoras, una delle migliori spade di Zyz. Soprattutto, però, ci eravamo amati.

A otto anni, quando fui ammesso alla scuola, lei era già lì da un anno e la conobbi in maniera piuttosto turbolenta. Ero mingherlino a quel tempo e gli altri ragazzi mi avevano subito preso di mira a causa del mio sangue misto.
Fin quando erano in due o tre riuscivo a tenerli a bada abbastanza bene: non ero digiuno di scherma, poiché il soprastante del mio padrone mi aveva insegnato i rudimenti del bastone corto. Un giorno però, mentre andavo verso il ruscello con due secchi da riempire, mi si pararono dinanzi in sette. Tra loro c'era anche Sarmen.
Iniziarono a provocarmi e quando arrivò la prima spinta non seppi resistere: scaraventai un secchio in faccia al capo della combriccola, Yul'yah e roteando l'altro secchio provai a tenerli lontani da me, ma erano in troppi. Presto mi furono tutti addosso e mi avrebbero massacrato di botte se Sarmen non avesse preso le mie parti. In due li mettemmo in fuga e Yul'yah ce la giurò.
Da quel giorno io e Sarmen fummo inseparabili. Sia lei che io procedevamo negli insegnamenti più speditamente degli altri. Grazie al mio sangue Vaunlay, avevo una capacità sensoriale maggiore, mentre Sarmen aveva un'agilità e una velocità senza pari nella scuola.
Passarono gli anni ed entrambi eravamo cresciuti. Dall'amicizia dell'infanzia, il nostro rapporto si era trasformato in qualcosa di più e questo faceva preoccupare il nostro maestro. Ci ripeteva spesso che non poteva impedire che di amassimo, ma ci metteva in guardia verso questo sentimento che, secondo lui, ci indeboliva.
Non lo ascoltammo. E continuammo a incontrarci e allenarci insieme.
Passò un altro anno e Sarmen era a un passo dal raggiungere la Prima Perfezione, il primo vero traguardo per chi frequentava la scuola.
Era il quinto giorno d'autunno e ancora oggi non so con precisione cosa accadde: Sarmen mi raccontò che andava da sola verso il tempio di Blen, a pregare per l'esame che avrebbe affrontato di lì a poco. Yul'yah e i suoi compagni la sorpresero alle spalle e le fecero del male.
Per anni fui vittima del rimorso per non essere stato presente.
Lei ne parlò solo con me, il giorno dopo, pesta e dolorante. Parlammo a lungo e, per la prima volta, mi disse che desiderava andare via da Zyz, che la sua vita non poteva rimanere legata a quel luogo: i ricordi l'avrebbero uccisa.
Litigammo, perché volevo convincerla a rimanere e denunciare al Mago Zoras l'accaduto. Le proposi persino che l'avrei aiutata a vendicarsi, se solo avesse atteso qualche tempo per calmare il suo spirito secondo gli insegnamenti della scuola.
Non volle la mia compagnia quella notte e non accettò la mia proposta di andare via insieme.
«Quando sarò pronta andrò via da sola», concluse.
La mattina successiva trovarono i cadaveri sgozzati di Yul'yah, Nerghil, Chulchan e Moudimer.
Sapevo che era stata lei, ma il sospetto venne a tutti, poiché era fuggita nottetempo.

Sarmen era stesa a terra e io, a tre metri di distanza, non avevo il coraggio di guardarla.
«Finiscimi», disse.
Non seppi cosa dirle. L'avevo ferita in maniera piuttosto grave e il mio cuore piangeva, mentre i miei occhi si facevano di ghiaccio.
«Uccidimi, Neeno, te ne prego! Sai che potrei riprendermi da questa ferita, lo sai bene...»
«Lo so, Sarmen. Perché vuoi che ti uccida? Già una volta abbiamo preso strade diverse... posso portarti da un mio conoscente che si prenderà cura di te fino a quando ti sarai ristabilita e poi potrai andare nuovamente per la tua via»
Ero riuscito a guardarla negli occhi. Quegli occhi che erano stati la mia benedizione per tanti anni e la mia maledizione quasi per altrettanti. Adesso mi erano estranei, velati dalle droghe e iniettati di sangue e sofferenza.
«Non sai cosa ho passato in questi anni, Neeno Daedem. Non sai che significa essere schiavi»
Tossì e sputò del sangue, poi continuò:
«Ho vagato a lungo alla ricerca della pace e la mia spada ha bevuto molto sangue. Per dimenticare ciò che mi martoriava ho preso a fumare oppio e da lì è iniziato il mio declino»
Il suo viso era una maschera di sofferenza, e non era la ferita a farla soffrire.
«Non devi giustificarti con me e non devi raccontarmi nulla se non vuoi», le dissi.
«Ma io voglio! Voglio che tu capisca perché devi uccidermi! Mi credi davvero tanto stolta da non sapere che mi avresti sconfitta? Eppure ho accettato il denaro che Yznar mi ha dato per affrontarti! Trovo giusto che sia tu a porre fine alla mia misera esistenza. Sei l'unica persona che mi ha mai voluto bene veramente»
Le mie certezze stavano crollando. Mi mossi verso di lei. Non avevo ancora rinfoderato la spada.
«Da quando sei agli ordini dell'Inquisitore?»
Mi guardò dritto negli occhi e per un attimo riacquistò la sua dignità:
«Non sono ai suoi ordini. A volte passo da qui per rifornirmi di oppio da un mercante e Yznar mi paga per... degli incarichi»
«Io sono un incarico?»
Avevo sottovalutato il servizio di spie dell'Inquisitore, ma avrei dovuto immaginarlo: in un paese tanto piccolo un tipo come me non passava inosservato. Mi chiesi se Xa'yum fosse ancora vivo.
Sarmen tardò a rispondere. Il suo respiro si faceva sempre più corto. La perdita di sangue iniziava a farsi davvero grave.
«Che ne dici, allora? Siamo ancora in tempo per salvarti la vita, Sarmen»
«Ti ho chiesto di uccidermi!», urlò, poi un accesso di tosse la piegò in due. Mi inginocchiai accanto a lei e le presi la testa con una mano, mentre con l'altra, lasciata cadere la spada, cercavo di ripulire il viso dal sangue che stava ancora sputando.
«Yznar pensa di sapere tutto di te», disse quasi in un rantolo. «Ha ucciso altri spadaccini, ma nessuno di questi era bravo quanto te. Arriverà un momento in cui penserà di aver vinto e abbasserà la guardia. Trova il bruco che gli rode la mente e lo sconfiggerai»
Aveva gli occhi chiusi e sembrava quasi rilassata.
«Adesso uccidimi, ti prego. Nel nome di quello che c'è stato fra noi, Neeno... poni fine alla mia esistenza, non ne posso più di viverla!»
L'accontentai.
«Ti ho amata a lungo, Sarmen, e avrei voluto un destino diverso per noi due», dissi piangendo.
***

Oggi
Il corpo d'ombra di Neeno superò l'arco a sesto acuto con la spada lunga impugnata con la destra. Entrò in una sala meno larga ma molto più lunga della prima. La parete sinistra era affrescata con immagini oscene di sacrifici umani e di orge: Neeno si domandò se il suo Dio conosceva la mente di Yznar e, se era così, come mai non lo puniva! I seguaci di Muhadd avrebbero dovuto praticare l'ascesi e l'astinenza.
La parete sulla destra alternava grandi finestre decorate con mosaici a statue di numerosi Dei pagani e fiere mitologiche. Percorreva la sala in silenzio e sentiva i suoi passi rimbombare lungo il corridoio di marmo bianco. Nessun disegno ornava né il pavimento, né il soffitto.
Non c'era altra fonte di illuminazione che le finestre eppure la luce era diffusa uniformemente nella grande sala e non c'erano ombre. Non si stupì di questo: aveva vagato nelle menti di molti dei suoi avversari, ed erano pochi coloro che conoscevano il segreto di differenziare le luci nei loro mondi interiori.
Ciò che lo stupiva di più era il fatto che, più camminava, più la sala sembrava diventare lunga: non sembrava esserci una fine. Gli sembrò evidente che ciò che cercava doveva trovarsi lì da qualche parte.

Yznar recitò la litania che doveva seguire lo sversamento del liquido. Era un linguaggio oscuro, che Neeno non comprese: si lasciò un istante per scrutare il suo corpo d'ombra e agì senza ulteriori indugi. Attaccò il suo avversario mentre questi recitava l'incantesimo, ma non riuscì a raggiungerlo. Ebbe la sensazione che un muro di energia lo trattenesse, ma fu per poco: l'incantesimo ebbe successo e Neeno si trovò circondato da una dozzina di avversari armati di spada e scudo, protetti da alti elmi di ferro.
Lo spadaccino rimase scioccato quando si rese conto che a circondarlo erano state le statue poste a guardia dell'altare!
Tuttavia dovette riprendersi immediatamente dallo stupore iniziale, poiché le statue lo attaccarono tutte insieme. Si trovò a schivare corpi di pietra e lame d'acciaio, intercettando e deviando colpi portati con violenza inusitata.
Yznar si teneva lontano dallo scontro, ridendo soddisfatto perché il suo avversario stava per soccombere. L'Inquisitore tentò nuovamente di accedere al suo corpo d'ombra, ma non vi riuscì neanche stavolta.

«Forse non riuscirò a entrare nel mio corpo d'ombra, spadaccino, ma posso aiutare i miei guerrieri di pietra a distruggerti qui e adesso, così il tuo corpo d'ombra sarà per sempre relegato nel mio mondo interiore e potrò sfruttare tutti i tuoi poteri!», urlò lanciandosi all'attacco.
Neeno pensò: “Sono vicino, mi basta solo un altro minuto! Devo resistere!”, poi nient'altro lo distrasse dalla lotta.

La sala era immensamente grande. Doveva trovare anche un piccolo indizio che lo portasse al “bruco” di cui aveva parlato Sarmen. Al momento le armi non gli servivano lì dentro e rinfoderò la spada.
Sedette a gambe incrociate intuendo che una delle statue doveva essere la rappresentazione del bruco... una sorta di simulacro che, distrutto, avrebbe distrutto anche l'Inquisitore.
Non aveva tempo di controllare le statue una ad una, i suoi avversari lo stavano sfiancando e le ferite riportate all'inizio dello scontro con Yznar lo indebolivano sempre di più. Non sapeva quanto avrebbe resistito ancora.
Cercò di ricordare tutto ciò che sapeva dei seguaci di Muhadd.
L'intolleranza per tutto ciò che era diverso da loro caratterizzava ogni loro atteggiamento. Erano intransigenti e violenti nei confronti dei credenti di altre religioni. Ai loro sacerdoti, dai pretucoli di campagna ai grandi Inquisitori, era vietato prendere moglie e non potevano possedere beni materiali, anche se potevano gestire terre e rendite per conto del Dio Muhadd stesso.
Cosa potrebbe rodere una mente come quella dell'Inquisitore Yznar? Forse... che sia il potere? No, troppo semplice... forse la ricchezza? No, nemmeno, non hanno bisogno di ricchezze”, s'interrogava Neeno.
Improvvisamente spalancò gli occhi che aveva chiuso per riflettere. Il suo sguardo si posò su un altare dall'aspetto insignificante, scarno e dai colori pallidi, piccolo e privo di grazia o bellezza.
Neeno comprese subito che le sue riflessioni lo avevano portato in un “luogo dell'anima”, forse proprio il bersaglio che andava cercando! Muoversi fisicamente non avrebbe avuto senso in un luogo del genere, il pensiero lo aveva fatto spostare molto più in fretta e senza inutili tentativi.
Alzatosi, notò che sull'altare era poggiata un piccolo sasso verde-grigio. Allungò una mano per prenderlo e osservarlo meglio, ma una fitta di dolore al fianco destro lo bloccò!
Era stato ferito!
Sangue prese a colargli sulla gamba e una nuova ferita si aprì nella spalla sinistra. Piegato in due dal dolore cadde a terra. Si rialzò a fatica. Se fosse morto nel mondo reale il suo corpo d'ombra sarebbe rimasto schiavo di Yznar per un tempo che a lui sarebbe parso infinito, non poteva permetterlo!
Strinse i denti e allungò il braccio verso il sasso. Lo ghermì e gli parve di udire un urlo disumano fin dentro il suo cervello. Non riuscì a muovere il sasso e allora sguainò la spada lunga a due mani. Si concentrò, alzò la spada e colpì la pietra e l'altare con un un singolo fendente.
L'urlo si ripeté più forte e l'onda d'urto lo spinse indietro per centinaia di metri. Sbatté la schiena su una dura parete di roccia e svenne.

Quando riaprì gli occhi giaceva con la schiena appoggiata a una parete del Sohostero. Le statue-guerriere erano riverse sul terreno attorno a lui e il cadavere dell'Inquisitore giaceva immobile in una posa assurda a pochi passi dalla sua spada.
***

Cinque giorni dopo
«Ti sei svegliato, finalmente!»
A Neeno parve di conoscere quella voce.
«Hai dormito per quattro giorni e cinque notti. Mi sono preso cura di te, fratello, ho curato le tue ferite e fatto quello che potevo per la tua mente. È stata una dura prova per te, ma adesso hai il tuo fuso sulla fronte, Neeno Daedem»
Neeno udì la sua voce rispondere come provenisse da una caverna, tanto era diversa da come la ricordava:
«Mi ha maledetto», disse. «Ha detto che ogni giorno dovrò uccidere qualcuno, altrimenti invecchierò di un anno»
Xa'yum lo osservò tetro:
«Una Maledizione Senza Tempo. Sono le più terribili»
«Me ne devo liberare, Xa'yum. Non posso vivere ogni giorno della mia vita con il solo scopo di uccidere! Potrei impazzire!»
«Non so come aiutarti, amico. Ma adesso riposa, dormi ancora qualche ora, poi vedremo cosa fare»
Neeno si alzò a sedere con grande fatica.
«La mia spada. Dammela. Devo andarmene immediatamente, non posso vivere nella tua casa e rischiare che mi venga voglia di uccidere te e tua figlia per non invecchiare»
Odiò la sua nuova voce. Era rauca e gli sembrava provenire dalla gola di un morto.
Xa'yum si allontanò per pochi minuti, poi tornò con la lunga lama d'acciaio.
«La mia voce non tornerà mai normale, vero Xa'yum?», chiese Neeno.
«Temo di no. Hai subito una brutta ferita alla gola, è già tanto che tu non l'abbia persa del tutto. Vuoi davvero andare via?»
«Devo, amico mio. Ho già troppi ricordi terribili qui ad Àcatoy, non desidero aggiungerne degli altri»
«Come preferisci. Sappi però che io sarò qui, se deciderai di tornare»
Neeno annuì, ma rimase in silenzio. Si alzò, soppesò la spada e la ripose nel semplice fodero di cuoio e legno. Xa'yum preparò le sue poche cose.
Uscendo, Neeno chiese a Xa'yum dove fosse sua figlia. L'ex-spadaccino rispose:
«Ha chiesto di essere mandata a Zyz. Ho acconsentito. È partita ieri mattina con il suo amico Mucha, desideroso anche lui di diventare uno spadaccino»
«Speriamo abbiano un destino migliore del nostro, addio Xa'yum»
«Addio Neeno»
Lo guardò andare via. Strani pensieri presero forma nella sua mente, ma li scacciò infastidito e tornò alle sue occupazioni. Aveva una sedia da completare.