lunedì 9 luglio 2012

Kaijl - Il cacciatore di taglie


Era una cittadina squallida e puzzolente. Dalle fogne salivano fumi maleodoranti che stordivano a primo impatto, eppure il cacciatore di taglie era sicuro di trovare la sua preda proprio nella città portuale più importante dell’Isola di Goigurjan: Terja, dove non c’erano le strade pulite o i parchi odorosi della Città Verde, Lynelvas. Terja, covo di puttane e protettori, di contrabbandieri e di uomini che sono ciò che di più ripugnante può creare la società. Continue risse tra uomini ubriachi, omicidi, anche solo per un tozzo di pane.
No, non era una città che si lasciava vivere facilmente, ma Taruk Ab Synijc era abituato a tutto ciò, perché aveva vissuto lì i suoi primi trent’anni.
A quarantotto anni, Taruk era il cacciatore di taglie più temuto dai criminali: l’uomo che aveva trovato Perduryn, il più ricercato assassino del sud, e ne aveva consegnato la testa al capo della milizia di Cinyth, tre anni prima. L’uomo che aveva scovato e ucciso spietatamente qualsiasi preda meritasse la sua considerazione. Negli ultimi dodici anni aveva catturato più di cinquanta uomini che gli avevano fatto guadagnare un bel mucchio di soldi.
Le ultime tracce che aveva trovato presso le rovine di Gerejan, lo avevano convinto che, dall’interno dell’isola, la sua preda si era spostata nella città portuale. Quel bastardo lo faceva girare da più di quattro mesi, ma quello che lo faceva imbestialire, era la capacità che aveva di sfuggirgli sempre, quando invece sembrava che stesse per prenderlo! Era come se riuscisse a prevedere quando lui bivaccava, quando procedeva più velocemente o quando chiedeva informazioni. Alla domanda se avessero visto un uomo corrispondente alla descrizione che lui forniva, la risposta era sempre la stessa:
«Si, mi sembra di averlo visto… ieri o al massimo ieri l’altro»
Lo faceva proprio arrabbiare e, più si arrabbiava, più diventava pericoloso. Una settimana prima, ad esempio, aveva rotto il naso ad un cameriere che gli aveva versato un goccio di vino sul mantello.
Quando ti troverò, stramaledetto Kaijl” pensava “ti strapperò la pelle pezzo per pezzo e mangerò il tuo cuore mentre ancora sei vivo!”
Sapeva essere molto crudele, quando voleva.
La prima persona cui chiedeva informazioni, quando arrivava in una città, era il fabbro. Arrivato alla “Bottega di Kyrvayn”, si avvicinò al ragazzo piccolo e magro che tentava di molare un coltello per scuoiare, e gli chiese:
«Salve uomo. Sei tu Kyrvayn?»
Il ragazzo, vedendosi davanti un gigante come Taruk, con quella faccia da serpe e la lunga cicatrice che scendeva dal centro della fronte fino a metà guancia, sfiorandogli il naso, ne fu terrorizzato e rispose, non senza un certo impaccio:
«S- salve signore! No, non… non sono io Kyrvayn, il padrone è sul retro, ma se vuole lo chiamo!»
«Non è necessario, e non tremare come una foglia perché mi rendi nervoso»
Kreduun, così si chiamava il giovane, cercò di calmarsi e pronunciò in tono dimesso:
«Si, signore. Come posso aiutarla?»
«Così va meglio pivello! Su fatti coraggio» e rise. Poi continuò:
«Sai, dovresti dare aiuto a questo mio pugnale, dandogli una bella molatura e facendo tornare il filo della lama come nuovo. Ma non ti azzardare a rovinare la lama! Altrimenti sarai il primo a sperimentarla!»
«Certo signore, voglio dire… no signore!»
Taruk entrò nella bottega guardandosi intorno, sperando che l’assassino non fosse ancora ripartito. Ad un tratto gli s’illuminarono gli occhi! Aveva visto una pesante ascia poggiata sulla rastrelliera delle armi da affilare:
«Ti ho trovato, finalmente!» disse ad alta voce, senza curarsi dello sguardo interrogativo del giovane apprendista fabbro.