sabato 14 novembre 2009

Zolfo

Un barlume, una scintilla e braccia forti che ti afferrano e ti liberano dal fango in cui sei sepolto. Finalmente puoi dormire.
Dopo un tempo che ti sembra infinito apri gli occhi e sono sagome familiari quelle che ti compaiono d'innanzi: Maria e il piccolo Luigi, tuo padre, la tua vecchia madre.
Ti sovviene ciò che è accaduto e distogli lo sguardo: non vuoi vedere i loro occhi, leggervi l'innocenza che tu hai perduto.
Ma, anche così, anche se abbassi le palpebre non puoi dimenticare, non puoi far finta che niente sia successo.
È notte adesso, dalla finestra la luce di un lampione rischiara la tua stanza d'ospedale. Non sopporti più il buio anche se hai la consapevolezza che mai più vedrai la vera luce.
Un'oscura presenza ti fa compagnia, angosciante e immanente. Ti osserva nella tua scura notte e ti costringe a ricordare. Il tuo fantasma.

Onofrio che urla e rimane sepolto da una montagna di detriti.
Masìno che primo fra tutti si rende conto che siete intrappolati nella solfatara.
Fonso che per ultimo smette di picconare la roccia.
Non è soltanto l'odore di zolfo a opprimervi, anche la danza di una torcia che dà una flebile speranza non è abbastanza.
Improvvisamente la vedi.
Una forma spettrale, una trasfigurazione muta e orrenda si fa strada in mezzo a voi. Prova a ghermirti con uno sguardo languido, ma riesci a non farla vincere. Non sarai tu la sua preda. Non oggi.
Sono Pino e Fonso a esserne catturati. Iniziano a lamentarsi e a piangere sé stessi. La Disperazione li ha presi, li ha fatti suoi e nulla li può salvare. Lo sai, hai visto il fantasma venire fuori dalla polvere e prendere una parvenza di vita. Hai visto il suo ghigno nel momento in cui afferrava i tuoi compagni e li precipitava nel buio.
Vedi i corpi senza vita di Pino e Fonso: a cosa servirà il loro sacrificio, ti chiedi. Anche se si sono suicidati, ciò non vi libererà, non ti libererà. Anzi.
Franco si guarda intorno incerto e vi guida verso quello che crede essere un condotto di areazione. Ma ecco un altro fantasma che si leva tra voi. Masìno per primo ne viene catturato e inveisce contro Franco, che vi guida verso morte certa. Si scaldano gli animi e volano parole grosse. La Frustrazione prende il sopravvento e scoppia furiosa una rissa. Si mette mano ai coltelli.
I cadaveri massacrati di Franco, Masìno e Filippeddu ti riportano alla cruda realtà.
Sei in trappola e vi siete uccisi fra voi. Solo tu sei vivo. Sei rimasto solo.

Riapri gli occhi. È giorno e il tuo fantasma ti ha lasciato per un po'. C'è un'infermiera accanto a te e le sue parole suonano vuote e insignificanti.
Neanche il viso di tuo figlio, neppure il suo sorriso innocente può redimere la tua anima colpevole. Ti avvicini alla finestra e senti il tuo fantasma nuovamente accanto, una presenza sempre più costante e terribile.

Sei rimasto solo ed è sempre notte nella solfatara. Quanto tempo è passato, ti chiedi. Quando è finita l'acqua, ti chiedi.
Gli altri sono tutti morti e sei rimasto solo, unico rimasto ancora vivo.
Un ultimo fantasma ti si para d'innanzi. È venuto per te e per nessun altro.
Le sue fauci fameliche si chiudono sul tuo cuore e, improvvisa, una Fame come mai avevi avuto si fa strada nelle tue viscere.
Non sono più cadaveri quelli che vedi, ma corpi senz'anima, involucri inutili per chi un tempo li occupava.
Vorresti non ricordare, ma nei sogni ne rivivi ogni istante.
Il tuo coltello che si fa strada fra le carni, la tua mano sanguinolenta che porta il nutrimento alla bocca.

La Fame adesso è passata, ma il tuo nuovo fantasma è molto più subdolo e opprimente.
Non dà tregua e non vuole più abbandonarti.
Ti avvicini alla finestra e a un tratto comprendi.
Agisci immediatamente, solo così potrai liberarti dal Rimorso.
Ti sei cibato dei tuoi compagni per vivere, ma non reputi vita questa.
Mentre il suolo si avvicina senti finalmente il fantasma abbandonarti, ma cos'è la risata che senti un attimo prima di sfracellarti per terra?

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