mercoledì 21 dicembre 2011

Eekah - quarta parte


La porzione di cielo che potevano vedere era sgombra da nubi, la folla urlante sugli spalti era composta da uomini e donne eccitati dall'imminente spargimento di sangue e dalla terra battuta dell'arena si alzavano nuvolette di polvere a ogni passo dei krèmoni e degli animali.
Questi ultimi sembravano conoscere alla perfezione il copione, infatti si allargarono a ventaglio, avvicinandosi lentamente e inesorabilmente ai sbigottiti krèmoni.
Sathûke ordinò ad alta voce di stare fermi:
«Non separiamoci! Se stiamo uniti saremo più forti e avremo più possibilità di sopravvivere!».
Un ragazzo, tuttavia, si fece prendere dal panico e si mise a correre urlando, cercando di passare in mezzo a due leoni, sperando evidentemente di cavarsela, ma le due bestie gli furono addosso in un istante.
Le urla del giovane cessarono quasi subito e i due animali iniziarono a cibarsi della sua carne.
A quel punto Eekah notò che fra gli animali, un po' più indietro rispetto agli altri, c'era una tagarÿ.
Forse abbiamo una speranza!”, pensò.
Frattanto Grjusuk aveva attirato l'attenzione di Sathûke:
«Hei! Qui dietro ci sono delle armi!», disse indicando una rastrelliera e prendendo una lunga lancia.
«Ecco perché gli animali esitano! Armiamoci tutti, svelti!»
in pochi secondi tutti i krèmoni avevano un'arma, chi una lancia, chi un'ascia. Si misero in guardia, tutti tranne Eekah.
«Che fai ragazzo?», chiese Sathûke sorpreso.
Eekah avanzava lentamente, tenendo la sua lancia con la punta verso il basso. Si muoveva verso gli animali, che ringhiavano feroci, quasi sorpresi dai movimenti lenti e apparentemente senza timore del giovane krèmone.
Alzò la mano libera, con le dita aperte e rivolse il suo sguardo alla tagarÿ. Disse ad alta voce:
«Non l'ho mai fatto prima! Sathûke, Grjusuk, copritemi mentre cerco di entrare nella mente della tagarÿ, proverò a convincerla ad aiutarci!».
Come fosse stato un segnale, gli animali attaccarono, tutti tranne la tagarÿ.
I krèmoni si difesero e difesero Eekah come un solo corpo. Grazie alla guida di Sathûke e grazie alla loro innata agilità, riuscivano a evitare i lenti attacchi dell'orso nero. Con le armi riuscivano a rintuzzare gli assalti dei leoni, mentre Eekah, concentratissimo, continuava ad avvicinarsi alla tagarÿ, che rimaneva immobile come fosse stregata.
«Pensi che ce la farà?», chiese Sathûke a Grjusuk allontanando un leone con un affondo.
«Se c'è qualcuno che può farlo è lui!», rispose il giovane, «È figlio del Grande Krèmone, lo Spirito della Foresta è potente in lui!».
«Figlio del Grande Krèmone! Per gli dei!».
Lo scontro continuò furioso. Un leone e tre krèmoni erano morti, quando un grido di stupore si levo dagli spalti.
Eekah era balzato in groppa alla tagarÿ e, reggendosi con le braccia inferiori urlò levando la lancia al cielo. Il grosso felino a sei zampe ruggì ferocemente, mentre gli altri animali interruppero l'attacco.
Eekah urlò ai suoi compagni: «Attaccateli adesso! Io andrò loro addosso con la tagarÿ!», e, detto ciò, mandò l'animale all'attacco, lanciandolo sull'orso.
Il combattimento si risolse entro pochi minuti, dopodiché Eekah scese dalla tagarÿ, ringraziandola a bassa voce e tenendola tranquilla mentre i suoi compagni gli si avvicinavano.
«Come hai fatto?», chiese uno stupito Sathûke, ma Eekah non ebbe il tempo di rispondere, poiché dalle dieci porte dell'arena entrarono un centinaio di arcieri che incoccarono le frecce nei loro lunghi archi.
Eekah balzò in groppa alla tagarÿ e i suoi compagni si misero in posizione di combattimento con Sathûke che urlava di tenersi pronti.
Dai ranghi degli arcieri venne lentamente fuori un uomo eccezionalmente alto dalla pelle nera come il carbone. I lunghi capelli lisci erano tenuti fermi da un diadema dorato e ricadevano su una ricca armatura smaltata. Appesa alla cintura portava una lunga spada da combattimento.
Si fermò a circa dieci metri dai krèmoni e alzò le braccia. Gli spettatori smisero immediatamente di rumoreggiare.
Con voce stentorea, l'uomo iniziò un lungo discorso, del quale Eekah riuscì a comprendere anche questa volta qualche parola isolata. Quando terminò, il pubblico rispose con un'acclamazione.
L'uomo si voltò verso i krèmoni e in perfetto Krèmysh disse:
«Oggi avete combattuto bene. Ci avete stupiti: mai nessuno era riuscito ad addomesticare una delle nostre belve. Nel prossimo combattimento la tigre a sei zampe sarà al vostro fianco, se lo desiderate. Adesso, però, deponete le armi e recatevi negli alloggi che vi saranno assegnati. Vi sarà dato da mangiare e da bere, avrete a disposizione letti comodi e tempo per allenarvi. Dopo l'Eclisse di Nebbioso, fra otto giorni, avrete un nuovo combattimento e vi saranno fornite armi migliori».
I krèmoni si guardarono dubbiosi l'uno con l'altro, poi con un cenno, Sathûke fece intendere a Eekah che poteva parlare per tutti loro con l'uomo. Il giovane, senza muoversi dalla groppa della tagarÿ, disse:
«Chi ci garantisce che non ci ucciderete appena avremo deposto le armi?»
«Potrei farvi uccidere anche se le impugnate le armi», rispose l'uomo.
«Già, ma voi sareste il primo a morire. La tagarÿ con un balzo può raggiungervi a questa distanza, lo sapete bene»
«Dallo per scontato. Continua»
«So di parlare anche a nome dei miei compagni dicendo che preferiamo morire con le armi in pugno, piuttosto che essere uccisi a tradimento, oppure tornare a subire le privazioni degli ultimi giorni».
L'uomo non mosse un muscolo e la sua espressione non era cambiata. Rispose lentamente, soppesando le parole:
«Voi siete il primo gruppo di Krèmŝ che sopravvive a uno scontro nell'arena. Vedete gli spalti? Sono pieni di gente che paga per vedere scorrere il sangue. Il vostro o dei vostri avversari. A questo punto è nel mio interesse che voi rimaniate vivi e in salute, poiché grazie alla vittoria di oggi, al vostro prossimo scontro aumenterò il mio guadagno. Adesso però dovete deporre le armi e uscire dall'arena. Ci sono altri combattimenti in programma per oggi».
Qualcosa nelle parole dell'uomo convinse Eekah, poi assentì. Scese dalla tagarÿ e poggiò la lancia per terra, seguito da tutti gli altri.
Eekah disse all'orecchio della tagarÿ di lasciarsi condurre nei suoi alloggi e la bestia, guardandolo con i suoi occhi verdi fece cenno di aver capito.
Una grande saracinesca si alzò alle loro spalle e, senza voltarsi, gli otto krèmoni superstiti ne oltrepassarono la soglia.
Avevano tanto di cui discutere, ma al momento rimandarono, poiché come aveva detto l'uomo nell'arena, trovarono degli attendenti che li condussero a una sala con un tavolo apparecchiato, colmo di cibo e bevande.
Si sedettero e iniziarono a mangiare con appetito. Non appena ebbero terminato il pasto, Sathûke disse:
«Adesso puoi spiegarci come hai fatto, Eekah».

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